sabato, giugno 28, 2014

Sabrina Napoleone - La parte migliore

Altri Cantautori è una rubrica che si occupa di andare a pescare nel cantautorato italiano meno conosciuto, cercando di scoprire nomi di valore e di sicuro interesse, attraverso i loro nuovi dischi e le loro parole.

Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Altri%20Cantautori

SABRINA NAPOLEONE - La parte migliore
All’esordio sulla lunga distanza la cantautrice genovese sforna un lavoro severo, autorevole, aspro, dove l’anima che attinge dalla tradizione della canzone d’autore italiana (la Nada degli ultimi album soprattutto) si affianca sovente a quella che guarda all’estero, ad esperienze come quelle di PJ Harvey o Anna Calvi.
Frequenti le tinte noise, le ritmiche minimali con il basso protagonista e insert elettronici che talvolta spostano i toni sull’industrial wave alla Nine Inch Nails o alle esperienze figlie di CCCP e CSI.
“La parte migliore” è un disco duro e granitico ma estremamente personale e maturo.

1)
Il tuo è un album piuttosto duro che poco concede al facile ascolto.
Riflette in qualche modo la tua personalità o è una semplice scelta artistica ?


La Parte Migliore è lo specchio della mia anima null'altro.
Questa è di fatto una scelta artistica, mettersi a nudo, mettere a nudo le proprie debolezze, i propri dubbi, l'amore, la gratitudine, il rimpianto, le paure. L'incipit dell'album è un goth rap in cui immagino il giorno della mia morte e l'idea angosciosa di essere corpo inerme innanzi alla curiosità morbosa di chi mi osserva.
Un minuto e mezzo per raccontare la fine, per iniziare dalla fine.
Il tema centrale di tutto l'album è la perdita in tutte le sue sfumature, ma non direi che si tratti di un lavoro carico di pessimismo, anzi. Le tinte sono forti ma non c'è spazio per la disperazione.
Ogni perdita, privazione o rinuncia, anche quella della parte migliore delle cose, è vista come un'occasione, una nuova possibilità.
Ho composto contemporaneamente musica e parole di quasi tutti i brani dell'album, per questo ritengo che i testi e le musiche appartengano ad un unico mondo.
Un mondo con cui Giulio Gaietto che ha curato la produzione artistica è entrato in sintonia immediata. Questo vale anche per il rumore.
C'è molto noising, chitarre, synth e spesso voci...lo stesso che troveremmo nella testa di ciascuno di noi se potessimo dare volume ai nostri pensieri.

2)
Quali sono le principali fonti di ispirazione della tua musica e dei tuoi testi ?


Credo che tutto quello che ho ascoltato e letto abbia lasciato un segno.
Direi che in questo lavoro sono emersi gli ascolti della scena wave degli anni '80 e sicuramente la lezione dei cantautori italiani. Ma non ci sono stati veri e propri modelli di riferimento diretti.

3)
Sei all’esordio discografico. Quali sono le difficoltà maggiori che trovi a suonare in giro ?
C’è ancora qualche problema che nasce dall’essere donna ?


Le difficoltà maggiori nel trovare adeguati spazi per i live sono quelle che trova chiunque proponga musica originale.
Tuttavia temo che ci sia ancora parecchio su cui lavorare sulla percezione di un progetto femminile da parte di chi organizza e da parte della critica, ma è solo questione di tempo, poi anche questa arretratezza tutta italiana verrà superata.

4)
Ce la si può fare a “vivere di musica” da noi ?


Sì certo, quasi tutti i miei musicisti vivono di musica e così moltissime persone che conosco.
Lezioni, service, fonici, produttori. C'è poi tutto un esercito di persone che vive di musica pur non facendola, questo punto meriterebbe una lunga digressione.
Ma la domanda è: quanto è difficile vivere della propria musica?
A questa domanda rispondo che è difficilissimo. Da sempre io ho un altro lavoro che mi consente di sbarcare il lunario e di investire sulla mia musica. Il paradosso è evidente: per mantenere in vita la propria arte bisogna sottrarre ad essa il tempo, le energie e le risorse creative migliori.
Diciamo che di questo parla abbondantemente la title track dell'album.

5)
La classica lista di dischi per l’isola deserta


Beh pensando di portare con me solo i dischi che hanno per me anche un forte valore affettivo...
"Post" di Bjork, "Horses" di Patti Smith, "Ipertensione" di Roberto Vecchioni, "California" di Gianna Nannini, "Le Canzoni dell'Appartamento" di Morgan, "Stateless" di Lene Lovich e poi "Mandibole" di Cristina Nicoletta, "Nella Stanza degli Specchi" di Valentina Amandolese.

2 commenti:

  1. Andrò a conoscere la sua musica.
    Mi piacciono le risposte ed in particolare questa sintesi che quoto

    Il paradosso è evidente: per mantenere in vita la propria arte bisogna sottrarre ad essa il tempo, le energie e le risorse creative migliori.

    KTF

    C

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